Chi è Osho?
Osho (1931-1990)
Osho, anche noto come Acharya Rajneesh dagli anni Sessanta in poi e come Bhagwan Shree Rajneesh negli anni Settanta e Ottanta (adottò il nome Osho - che significa "oceanico")
Osho nasce a Kuchwada, In India Centrale, l'11 dicembre 1931. Fin dalla più tenera età, si pone di fronte alla vita come spirito libero. Insofferente alle regole e alle norme imposte, rifiuta la fede della famiglia, di religione giainista, e sfida sempre e comunque il potere costituito e chi lo rappresenta.
La sua ricerca della verità raggiunge il suo culmine all'età di ventun anni, il 21 marzo 1953. Quel giorno, Osho vive nel proprio essere la più alta vetta di consapevolezza sperimentabile dall'uomo: l'illuminazione. Descritta in oriente come "l'istante in cui la goccia si fonde nell'oceano, e l'oceano si riversa nella goccia", per noi occidentali è molto arduo avvicinarsi a comprendere questo fenomeno. Osho stesso ne parla come di un'esperienza "orgasmica", assolutamente inaccessibile, per sua stessa natura, alla mente razionale. La goccia che si versa nell'oceano, e si fonde con esso, diventando l'oceano.
Osho, spinto a voler invitare gli altri esseri umani a quella esperienza di trasformazione, inizia a viaggiare per tutta l'India. Alla fine degli anni Cinquanta arriva a tenere conferenze a platee anche di centomila persone.
Termina comunque gli studi nel 1956, laureandosi in filosofia, e prosegue la carriera universitaria come professore al "Sanskrit College" di Rajpur prima, e quindi come rettore della cattedra di filosofia presso l'università di Jabalpur.
Agli inizi degli anni Sessanta intraprende un lavoro diverso: aiutare altri esseri umani a vivere la stessa esperienza da lui vissuta. E tenta di fare ciò che non può essere fatto, di condividere ciò che non può essere condiviso, di insegnare ciò che non potrà mai, per sua stessa natura, essere insegnato.
Dalle folle che ascoltano le sue conferenze emergono i primi discepoli che, paradossalmente, si uniscono a lui proprio sulla base di questa certezza, cioè che l'illuminazione non può essere comunicata. Il bisogno e l'impegno di questi individui va al di là del semplice ascoltare parole di saggezza e ben oltre le futili controversie che queste possono scatenare; essi vogliono intraprendere una ricerca reale, che li porti a conoscere veramente, senza intermediari.
Per rispondere a questa esigenza, nel 1964 Osho inizia a organizzare Campi di Meditazione durante i quali utilizza delle tecniche in grado di aiutare a cogliere quel "silenzio" in cui la nostra vera natura si manifesta.
Consapevole della diversa struttura mentale e psicofisica dell'uomo moderno, Osho ha ideato, negli anni, tecniche di meditazione conformi al tipo di "sonno psicologico" in cui oggi si vive, facendo anche buon uso delle intuizioni della psicoterapia.
Nel 1966 egli abbandona la carriera universitaria e alla fine degli anni Sessanta si stabilisce a Bombay, dando vita a un Ashram, o "comunità spirituale", che viene trasferito a Puna (India) il 21 marzo 1974, in occasione del ventunesimo anniversario della sua illuminazione.
Riconosciuto da quanti vivono intorno a lui come "Maestro di Realtà", dopo un'intensissima esperienza americana, conclusasi tragicamente con il suo arresto e un avvelenamento, scoperto con analisi mediche solo nel 1987, Osho torna proprio in quell'anno all'Ashram di Puna. Qui crea un "laboratorio di crescita", il cui impatto ancor oggi richiama da ogni parte del mondo ricercatori del vero, consapevoli di trovare in questo habitat immerso nella meditazione quello stimolo essenziale per scuotere l'equilibrio interiore e spostare il centro dell'autoidentificazione dell'essere: dal senso di separatezza che generalmente ci contraddistingue, a un senso di profonda appartenenza alla vita.
Osho ha spiegato che il suo nome deriva dal termine "osheanic" coniato dal filosofo inglese William James, e da lui usato per indicare l'esperienza del "dissolversi nell'oceano dell'esistenza".
"Ma osheanic descrive solo l'esperienza" egli ha chiarito. "Come definire colui che fa quell'esperienza della vita ? Per definirlo usiamo il termine Osho."
"O" significa profondo rispetto, amore e riconoscenza, come pure indica sincronicità e armonia. "Sho" significa espansione multidimensionale della consapevolezza, e il riversarsi dell'esistenza da ogni direzione.
Un suono, dunque, con forti eco nella nostra coscienza, più che una figura storica...così Osho ha voluto essere ricordato da quanti traggono ispirazione e alimento dalla sua visione, espressa nelle decine di migliaia di discorsi tenuti nel corso degli anni e pubblicati in centinaia di volumi.
L'epigrafe che lui stesso ha dettato per il suo samadhi così recita:
"Osho. Mai nato, mai morto, ha solo visitato questo pianeta Terra dall'11 dicembre 1931 al 19 gennaio 1990".
A Puna, in India, la comunità sorta ispirandosi alla sua visione di un Uomo Nuovo è ancora fiorente; in essa ha sede una "Multi università" che offre corsi e programmi di crescita interiore. Ma soprattutto, qui è possibile immergersi in un contesto di salute globale che rende chiaro il senso di un nuovo stile di vita fondato sull'armonia, la pace e la quiete interiore. A migliaia tutti gli anni persone provenienti da ogni parte del mondo, trascorrono in questa dimensione periodi più o meno lunghi, riconoscendo l'importanza di un'intima connessione col proprio essere per cogliere e accettare quel nulla e quel vuoto che sono il vero significato dell'esistenza.
Tratto da: "Osho. Che cos'è la meditazione" - Oscar Mondadori
OSHO
MAI NATO
MAI MORTO
HA SOLO VISITATO
QUESTO PIANETA TERRA
DALL’11.12.1931 AL 19.01.1990
Dicono di lui ...
“Uno dei mille uomini che hanno fatto il nostro ventesimo secolo”.
The Sunday Times – Panorama
“Il solo profeta che abbia affermato la vita in tutte le sue sfumature, pagando il prezzo per questa sua onestà, per questo suo ardore”.
The Sunday Reading
“Osho Rajneesh continua ad ispirare la vita di milioni di esseri umani: oggi, quanti si avvicinano ai suoi libri provano un profondo senso di mancanza per il fatto che non esista più in una forma fisica, ma il suo spirito è saldo e forte, e vive nelle sue parole”.
The Tribune
“Osho è uno dei più grandi mistici a cui l’India abbia dato i natali....io lo vedo come uno dei più grandi pensatori e una delle guide di quest’epoca oscura: un vero Maestro di Realtà”.
Kabir Bedi, attore
“Egli non discute tesi, non contrappone teorie, non dibatte. Egli guida, indica una strada, fa ragionare, spinge a capire, sollecita. E’ cioè un Maestro Spirituale....”
Francesco Alberoni, sociologo
“ E’ un personaggio molto intelligente, di sicuro con grande fascino. Mi riesce sempre difficile capire come ci si lasci suggestionare, ma davanti ad un uomo così, comprendo che è possibile.
Enzo Biagi , giornalista
“Un Maestro di straordinaria saggezza”
Marco Pannella, politico
“Sono rimasto affascinato dalla lettura dei suoi libri, come tutti coloro che hanno avuto modo di conoscere la sua visione del mondo”.
Federico Fellini, regista
“Se vogliamo trovare una via d’uscita alla crisi globale che stiamo attraversando, dobbiamo comprendere ciò che accade intorno a questo guru indiano. Dobbiamo osservare le nuove strade che sorgono dal suo insegnamento”.
Guido Tassinari, presidente dell’Ist. di Psicologia Umanistica di Milano
“Osho Rajneesh intende fare solo e semplicemente questo, a mio avviso: strappare i nostri travestimenti, sconvolgere le nostre illusioni, curare le nostre assuefazioni e dimostrare quanto sia autolimitante e spesso tragicamente folle il nostro prenderci con troppa serietà. Il suo sentiero verso l’estasi sale ancheggiando attraverso il panorama a testa in giù dell’ego, svelandone lo scherzo... Quanti, ad esempio, hanno capito che il numero ridicolmente alto di Rolls Royce con cui si circondava, era una gigantesca messa alla berlina del consumismo, come mai è stato fatto?”
Tom Robbins, scrittore
“Osho Rajneesh ha un senso forte, altissimo della vita.... un amore della vita in tutti i suoi momenti, la sintesi della sua visione religiosa è che l’esistenza è divina, che la vita debba essere vissuta nella sua pienezza e che questa pienezza sia il segno stesso del divino”.
Aldo Natale Terrin, teologo, docente all’Università Cattolica